Sono settimane che rosico. Ne parlo con amici e colleghi. Mi agito.
“Dal 4 maggio qua si ricomincia, e c’é da rilanciare l’Italia. Qui stanno facendo “task force” di soli maschi Pamela! Dov’é la diversità? E non parlo di LGBTIQ+ parlo del 51% dell’umanità. O magari proponiamo un “compendium” alla UN-Women anche qui, così i maschi ci vedono. Da voi ?”. Chiedo alla mia amica tedesca a capo di Care International a Boon. Consapevole del vantaggio tedesco di avere una primA ministrA.
Penso alla gaffe di #congiunti…. con due donne in più sedute a Roma, o in smart-working con Roma…. sono certa non ci sarebbe stata.
“Ma Noemi sei tu la nostra gender star ! …. proponi qualcosa te, non sei in Italia ora???!!!” Risponde qualcun altro, maschio, solidale, tra i participanti alla chiacchierata serale tra amici su Zoom ; tutti professionisti nel no-profit internazionale.
“Mavalà ! Lavoro già tutto il giorno “teletrasportata” a Dakar. Non sono sufficientemente informata sull’Italia, ne’ ho alcun network con chi fa politica, né faccio parte della rete del femminismo italiano. Sono semplicemente disconnessa.”. Anche se non é poi così vero – penso – e si passa ad altro.
Dopo meno di 48 ore …. ecco…. finalmente !
Una petizione che firmo con gioia #datecivoce.
Firmate anche voi, uomini e donne.
Leggetela é nel sito https://www.datecivoce.it/.
Lascio a altri la discussione del rimboccarsi le maniche e della differenza tra il passivo “dare” e l’attivo “prendere”. Chiedendo agli uomini al potere di dare, si prende.
L’Italia tutta ha bisogno delle contributo delle donne al progetto che il governo sta mettendo insieme. Non é solo una questione di rappresentanza ma soprattutto di competenza. Nel 2020 non é per niente difficile trovare uomini e donne con competenze eguali per cui rappresentanza sia. Sono stanca di vedere questa paura di essere femministi.
Con gli occhi dell’ONU
Non passavo più di due settimane in Italia dal settembre 2006 quando iniziò la mia avventura internazionale, prima Ginevra poi Goma, Abidjan, Bangui, Kinshasa. Parti esclusi ovviamente, ma quelli sono stati un paio di mesi di tempo parallelo. Due mesi, perché la maternità ONU rimanda al lavoro con pargoli di due mesi e mezzo. A chi interessa una maternità di durata ragionevole ? Alle donne, spesso più che agli uomini, almeno in termini di priorità. All’ONU stiamo andando verso il 50% e 50% del personale. Il Sig. Segretario Generale, Antonio Gutierrez, ci tiene al “gender equality”. Ma al 50% oggi ci siamo con il personale amministrativo e junior level a maggioranza femminile più i vice-segretario generale, nominate dall’Antonio femminista. Nel mezzo più uomini che donne. I diplomatici ONU di sesso maschile in breve sono molto più numerosi di quelli di sesso femminile.
Volete un esempio concreto? Il mio. Uno a caso.
In tre anni a Kinshasa a capo del dipartimento “genere e violenza di genere” di UNFPA ho creato il più grosso portafoglio dell’ufficio. Il capo, uomo, bravissimo, mi usava ampiamente come numero due in tutto ciò che era leadership umanitaria. Grandissimo promotore delle “mia” tematica che per UNFPA é una priorità. Nonostante ciò, il dipartimento di genere che lasciai per andarmene a Dakar troverà un’altra Noemi in leadership, più brava, visto che ho appena lasciato una bella patata calda. Avrà probabilmente più responsabilità dei suoi colleghi maschi ma uno stipendio ben più basso e molta meno riconoscenza politica, cosa legata (aimé più per rigidità che altro) al grado diplomatico.
Questa digressione per dire, che mettere in pratica una politica inclusiva delle donne in leadership non é semplice neanche per chi lo chiede con riconosciuta autorità, e di continuo, ai capi di stato e di governo. Per piacere Sig. primo ministro e governatori cari : metteteci le donne, prendete esempio dal Signor Antonio ! Non abbiate paura di essere femministi anche voi.
Per concludere – la stampa.
Passo le mie giornate di #lockdowninItaly ma virtualmente in Africa dell’Ovest ; e all’alba o al tramonto dedico energie a informarmi. Leggo Repubblica, confesso. A volte soddisfatta. A volte no. Ho bisogno del cartaceo col caffé. Vendessero il Guardian sotto le due torri, non é certo che sarei un’assidua lettrice, o forse sì perché ho fisicamente necessità di sapere che succede intorno a me. La Repubblica di Bologna é forse la parte che più apprezzo del giornale, a livello di qualità. Repubblica, pur avendo annunciato l’iniziativa del tweet qui sotto oggi é (quasi) silenziosa. Allora cara stampa che ti dici di sinistra liberale di questo propio un po’ di più non ne vuoi parlare ? Capisco che domani c’é il “liberitutti” ma osa il femminismo pure tu. Funzionerà.